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stefano borselli
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situazione
È qui la morte, è qui che bisogna saltare.
Non è forse più desiderabile la morte
di una vita che sia una mera misura preventiva contro la morte?
Karl Marx
Il coronavirus agente causale del Covid-19 è il virus dell'inimicizia. Questa malattia segnala l'intollerabilità delle condizioni di vita attuali per gli uomini e le donne i quali possono sempre meno sopportarle, esprimendo altresì come una fatica e un odio di sé della specie.
La sua apparizione risulta da un lungo processo che è iniziato nel neolitico con la separazione dal resto della natura, l'asservimento delle donne e la messa in dipendenza dei bambini.
Piú si lotta contro, piú si rafforza ciò contro cui si lotta. Per questo la minaccia del virus (ovvero di altri virus) si accrescerà nello stesso tempo che l'inimicizia in seno alla specie.
La vita in comune diverrà sempre piú difficile rimettendo in causa i fondamenti della specie, che poté manifestarsi in seno alla natura solo a causa della potenza eccezionale della sua comunità in continuità con tutto ciò che vive.
La nostra estinzione possibile è dunque legata all'ipersviluppo dell'inimicizia sostenuto dall'iperindividualismo unito all'enorme sovrappopolazione affètta dalla megalomania, che le impedisce di essere presente al mondo e fonda la sua follia. Esso ha parimenti condizionato, con la distruzione della natura, lo sviluppo dello sregolamento climatico che minaccia ogni vita sulla terra. Ciò facendo, la specie si trova in presenza di un fenomeno di un'ampiezza comparabile, anche se ne fu differente la manifestazione - una glaciazione - da cui dovette e seppe premunirsi, creando utensili (nel senso piú generale del termine) che le hanno permesso di proseguire il suo processo di vita, il che d'ora in avanti essa non è piú in grado di realizzare a causa della sua follia che le impedisce di vedere la realtà. Sorprendentemente non è nel corso di una fase di glaciazione ma nel corso di una fase in cui predominava un clima molto piú mite che è sorta la dinamica dell'inimicizia che affètta ora le nostre radici. Ma il processo di vita, tanto a livello organico che psichico, è fondato su una cooperazione e una simbiosi: fino a quando la specie potrà tollerare l'inimicizia?
La pandemia rivela pienamente l'orrore che ha costituito la rottura di continuità con la natura, la messa in erranza, nella quale non si può andare piú oltre, perché piú in là si trova la morte. Per sfuggirvi, solo un immenso salto vitale può permettere di effettuare l'inversione salvatrice consistente nell'abbandonare la dinamica dell'inimicizia, come dell'amicizia suo complemento diadico, ritrovando il nostro posto-presenza in seno al fenomeno vita, liberati e liberate da una diade artificiale.
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Nota sulla citazione. Questa frase proviene dalla Gazzetta Renana №132, supplemento 12 maggio 1842. In essa il pensiero di Marx è più ampio, incisivo. Ed eccone l'inizio, citazione inclusa:
Il corpo umano è per sua natura mortale. Le malattie non possono pertanto mancare. Perché l'uomo si assoggetta al medico soltanto quando si ammala e non quando è sano? Perché non solo la malattia, bensì già il medico stesso è un male. Sotto tutela medica la vita sarebbe riconosciuta come male e il corpo umano quale oggetto di terapia da parte del collegio dei medici. Non è forse più desiderabile la morte di una vita che sia una mera misura preventiva contro la morte? La libertà di movimento non è financo parte della vita? Che cosa è qualsivoglia malattia se non una vita impedita nella sua libertà? Un medico perpetuo sarebbe una malattia per via della quale non si avrebbe neppure la prospettiva di morire bensì quella di vivere. Possa la vita morire: la morte non deve vivere.
Non dimentichiamo che l'oggetto dell'articolo da cui questo è estratto s'intitola: «Dibattiti sulla libertà di stampa e sulla pubblicazione delle discussioni alla Dieta». La libertà di cui qui si tratta non è un concetto metafisico, ma un concetto che indica una concretezza. La libertà dunque è impedita dalla censura e il censore interviene quando pensa che quanto espresso sia un «male». In definitiva Marx denuncia il fenomeno della repressione e segnala l'impossibilità che essa raggiunga il suo fine: «la morte non deve vivere!» Tuttavia egli non lo esprime in modo esplicito ma con l'aiuto di un discorso carico di una forte incoazione. Ciò avviene spesso quando si ricorre a comparazioni che segnalano una difficoltà di esposizione di qualcosa che ci tocca e affètta profondamente.
Camatte Jacques
Ottobre 2021
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Cosí, dopo la dinamica dell'obsolescenza e della sostituzione da parte delle macchine, e quella della messa in opera di varie protesi che generano un uomo artificiale, che può apparire come una risposta a una possibile paura della sparizione della specie, quest'ultima si trova ormai dominata dal divenire della forma autonomizzata del capitale e dunque dalla dinamica dell'innovazione, mentre nel suo rapporto con la natura, è sotto la dipendenza dalle mutazioni del coronavirus responsabile del covid19. Ora, innovazione e mutazione designano un solo e stesso fenomeno. Di conseguenza, salvo inversione, Homo sapiens è portato all'estinzione, attraverso quella che si può considerare come la concretizzazione della metafora del progresso.
Camatte Jacques
12 Febbraio 2022
Gabriella Rouf (e Marisa Fadoni Strik per il testo di Marx)
Vedi nel Glossario: Inimicizia , Erranza , Inversione , Diade , Incoazione
Wehrlos, doch in nichts vernichtet
Inerme, ma in niente annientato
(Der christliche Epimetheus
Konrad Weiß)
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